Adriano Annino

Termoclino Marinella 2017
— a cura di Domenico Papa

Della storia dell’arte sono imbevuti i nostri sguardi.
È difficile guardare un campo di girasoli, senza per un momento pensare a Van Gogh, o l’esile figura di una donna in un bistrot senza ricordarsi di Degas o ancora fischiettare un can can, evitando un richiamo a Toulouse-Lautrec. E questo non capita solo allo studioso appassionato di belle arti: grazie al diluvio di immagini del quale siamo vittime dipendenti, ci esponiamo alle donne voluttuose di Klimt, alle forme sinuose di Rodin, agli sberleffi di Dalì, molto più di quanto non sia capitato a uno storico di una o due generazioni fa, dai magneti attaccati sul frigorifero, alle onnipresenti borse di tela che dichiarano la visita fatta a uno degli imperdibili musei di una capitale europea, fino alle babbucce che scaldano le serate invernali, decorate motivi impressionisti.

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